Domande e risposte sulla Mappa della Zona di Attenzione (ZAFAC)

Il 20 febbraio 2020 è stata pubblicata sul sito del Commissario per la ricostruzione etnea la mappa dell'area interessata dalla fagliazione superficiale in occasione del sisma di Santo Stefano

  1. Perché è stata redatta questa mappa e a cosa serve?

La mappa è stata redatta perché non esiste, oggi, uno studio di Microzonazione Sismica MS approfondito ed utilizzabile per il territorio terremotato: lo studio è stato appaltato dalla Regione Siciliana ed è finanziato, ma è ancora in fase di realizzazione e con tempi di consegna incerti. Pertanto, per sopperire a tale mancanza abbiamo dovuto realizzare questa mappa, che ha solo una valenza interna all’attività di ricostruzione post-sisma e non per tutto il resto dell’attività edilizia del territorio. La mappa sarà utilizzata per consentire di procedere con una ricostruzione delle aree terremotate rapida, sicura e trasparente, iniziando dalle aree più lontane dalle faglie e man mano, a seguito di ulteriori studi già in corso, restringendo l’area di attenzione, fermo restando che comunque tutta la zona, cosi come tutta la Sicilia Orientale sono zone sismiche.

  1. Perché si è deciso di non attendere l’esito degli studi di microzonizzazione sismica (MS) prima di partire con la ricostruzione?

I tempi per la realizzazione degli studi di microzonazione sismica (MS) sono oggettivamente lunghi. Occorre prima espletare gli studi MS di 1° livello (MS1), poco approfonditi ma propedeutici agli studi di terzo livello (MS3), cioè quelli effettivamente utili per la ricostruzione. Come è stato riferito nelle numerose riunioni che il Commissario ha indetto negli ultimi due mesi ed alle quali hanno partecipato esponenti della Regione Siciliana, della Protezione Civile Regionale, del Parco dell’Etna, del Genio Civile, della Soprintendenza ai Beni Culturali e dei nove Comuni terremotati, è verosimile che gli studi di MS3 siano completati, approvati e quindi applicabili in tempi lunghi e quindi incompatibili con la ricostruzione.  Abbiamo chiesto di conoscere con maggiore precisione la data di consegna di questi studi approvati dagli organi competenti e l’esatta estensione delle aree interessate, ma siamo ancora in attesa di risposta. Pertanto, per non rallentare ulteriormente la ricostruzione, stiamo procedendo ad analizzare il territorio con i mezzi e le conoscenze scientifiche oggi disponibili: in caso contrario, si sarebbe dovuto attendere un tempo indefinito e probabilmente al di là dei termini previsti per l’attività del commissario con il rischio, tra l’altro, di spendere tutto in assistenza.

  1. Quali sono stati i criteri adottati per la costruzione della mappa?

Come descritto nella nota che accompagna la mappa, la zona rossa circoscrive l’area in cui, nel corso del sisma del 26 dicembre 2018, si è verificata una “fagliazione” superficiale, ovvero le porzioni di territorio in cui si sono aperte fratture nel terreno riconducibili al movimento di una frattura della crosta terrestre. La mappa è redatta in forma preliminare in conformità con le indicazioni contenute nelle Linee Guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci (FAC), sulla base delle conoscenze geologico-strutturali ad oggi acquisite e che dovranno essere confermate da successivi studi geologico-strutturali ed indagini geofisiche di maggiore dettaglio. La mappa circoscrive la zona rossa fino ad una distanza minima di 200 metri da ogni linea di frattura riconducibile all’attività di un piano di faglia, così come indicato nelle Linee Guida sopra citate, per definire la cosiddetta “Zona di Attenzione – ZAFAC”. Per l’individuazione della zona rossa ci siamo avvalsi sia dei rilievi geologici e strutturali prodotti dalla Struttura Commissariale in collaborazione con il Genio Civile di Catania, sia dei rilevamenti realizzati dal Gruppo EMERGEO dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) (https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17445647.2019.1683476). Si tratta di un’area individuata con criteri di massima prudenza e destinata a restringersi man mano che procederanno gli studi al suo interno.

  1. Perché la Zona di Attenzione è così ampia?

La mappa è stata redatta seguendo le Linee Guida per la gestione del territorio in aree interessate da faglie attive e capaci (FAC), che dettano metodi e regole con cui mappare le faglie attive. Questa zona così ampia (200 metri di distanza da ogni faglia) è ispirata a criteri di massima prudenza; si utilizza nella prima fase di studio in cui la posizione delle faglie non è stata ancora determinata dappertutto con precisione ed intende tutelare l’incolumità dei cittadini. E’ lo stesso approccio usato da coloro che si stanno occupando di redigere gli studi di microzonazione sismica in tutta Italia.

  1. La Zona di Attenzione rimarrà così ampia?

La Zona di Attenzione rappresenta solo un primo stadio del lavoro. Si sta già procedendo con l’individuazione al suo interno delle Zone di Suscettibilità e di Rispetto, che circoscriveranno con ampiezze molto meno estese (fino a soli 15 metri) le faglie e le relative aree esposte a deformazione permanente del suolo.

  1. A chi serve la mappa? Chi la può utilizzare?

La mappa vale esclusivamente per chi richiede un contributo per la riparazione/ricostruzione, mentre chi volesse procedere con la ricostruzione con mezzi economici propri potrà farlo attraverso le usuali procedure di concessione edilizia, presentando istanza presso gli Enti preposti. La mappa rappresenta solo un primo elaborato cartografico prodotto dalla Struttura Commissariale, finalizzato a fare partire rapidamente la ricostruzione delle zone terremotate iniziando dalle aree meno esposte al rischio sismico (cioè nella zona bianca) e procedendo, appena saranno acquisiti sufficienti dati geo-strutturali in corso di elaborazione, anche nella zona rossa, in sicurezza e col fine ultimo di garantire l’incolumità delle persone.

  1. La mappa vincola l’uso del territorio?

La mappa non vincola l’uso del territorio. Essa è utilizzabile esclusivamente nell’ambito della ricostruzione post-sisma 2018 e riguarda unicamente coloro che presentano istanza di contributo economico. La mappa non può essere utilizzata per nessun altro fine. Chi presenta un progetto senza richiedere un contributo economico dello Stato, potrà farlo procedendo con l’applicazione delle Norme Tecniche vigenti in tutto il territorio nazionale e nel rispetto degli strumenti urbanistici già esistenti, senza passare dagli uffici della Struttura Commissariale.

  1. Chi ha una casa in zona bianca cosa deve fare?

Chi ha una casa in zona bianca e chiede un contributo economico dallo Stato potrà procedere immediatamente ed in sicurezza con la riparazione o ricostruzione, seguendo le ordinanze commissariali che a breve saranno emanate. Nelle ordinanze sarà specificato anche il tipo e numero minimo di indagini geologiche e geofisiche necessarie per la presentazione dei progetti.

  1. Chi ha una casa in zona rossa cosa deve fare?

Trattandosi della zona a maggiore rischio, chi ha un immobile danneggiato dal sisma in zona rossa (ovvero nella Zona di Attenzione) e vuole ottenere un contributo economico dallo Stato dovrà aspettare l’esito del Tavolo Tecnico appositamente convocato dal Commissario, il cui compito sarà quello di individuare all’interno della Zona di Attenzione (l’attuale zona rossa) le Zone di Suscettibilità e di Rispetto. Il Tavolo Tecnico si è riunito la prima volta il 6 marzo 2020 e ha visto la partecipazione dei tecnici della Struttura Commissariale, del Dipartimento Regionale di Protezione Civile e del Genio Civile di Catania. In quella occasione sono stati ascoltati i rappresentanti del Gruppo EMERGEO dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, i quali hanno illustrato approfonditamente la fagliazione superficiale occorsa in occasione del sisma del 26 dicembre 2018. Il Tavolo Tecnico indicherà anche il tipo di indagini geologico-strutturali, geognostiche e geofisiche necessarie per eseguire la riparazione o ricostruzione di immobili in quest’area.

  1. Se un’abitazione si trova in zona rossa ma non ha avuto danni strutturali rilevanti ed il proprietario volesse ugualmente procedere con lavori di riparazione senza richiedere il contributo dello Stato, potrebbe procedere ugualmente?

Il Commissario ha competenza esclusivamente per le pratiche di riparazione e ricostruzione per le quali viene richiesto un contributo economico. Qualsiasi altra pratica che non richiede contributo dovrà essere indirizzata agli Enti preposti mediante le consuete procedure di concessione edilizia, che si regoleranno secondo le vigenti Norme Tecniche e in osservanza delle prescrizioni indicate negli strumenti urbanistici.

  1. Cosa avverrà per gli immobili che dovranno essere delocalizzati?

Si tratterà di un numero di edifici assai limitato. La legge non chiarisce che tipo di contributo possa essere concesso; il commissario ha indirizzato una lettera alla Presidenza del Consiglio ed ai parlamentari nazionali della circoscrizione perché venga data una risposta normativa a questa problematica, suggerendo la corresponsione di un contributo pari al valore dell’immobile per l’acquisto di un altro nello stesso Comune. Si è in attesa di conoscere quali soluzioni verranno adottate, all’esito delle quali si potrà immediatamente procedere.